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Romulus: la recensione della serie italiana di Matteo Rovere

Romulus: la recensione della serie italiana di Matteo Rovere

Romulus: locandina e voto

Stagione 1

Disponibile su: Sky

2020

3.5/5

Dopo il successo de Il primo re (ve ne abbiamo parlato qui), uscito nelle sale italiane all’inizio del 2019, Matteo Rovere ha deciso di continuare a raccontare storie della Roma arcaica con una serie televisiva che guarda a modelli internazionali per portare anche nel nostro paese un nuovo modo di narrazione ben lontano dagli standard italiani, una vera e propria ventata di aria fresca.

Prodotta e distribuita da Sky, la serie è andata in onda durante gli ultimi mesi dello scorso anno per un totale di dieci episodi disponibili per la visione sia nella lingua originale di ripresa, il protolatino, sia nel doppiaggio italiano.

Romulus: Marianna Fontana in una scena della serie

Un lavoro metodico di ricostruzione

Con il film da cui Romulus prende vita, la serie ha molte cose in comune: torniamo nel Lazio arcaico dell’ottavo secolo a.C., all’epoca della fondazione dell’impero che sarà destinato a dominare l’Italia e il Mediterraneo per diversi secoli a venire. Mentre Il primo re prendeva direttamente il mito di fondazione di Romolo e Remo e lo raccontava sullo schermo ponendolo in un contesto il più possibile storico e realistico, però, Romulus si propone di analizzare il mito e ricavarne gli elementi fondamentali per ricostruire una storia concreta e plausibile da cui il mito stesso potrebbe aver avuto origine. Ritroviamo così due fratelli gemelli figli di Silvia (la Rea Silvia del mito), uno accusato di aver ucciso l’altro e per questo fuggito nel bosco e “salvato” dal popolo dei lupi di Rumia, e molti altri elementi che in qualche modo giocano con il mito originale come riportato dalle differenti fonti antiche. Un vero e proprio gioco di ricostruzione quello condotto dalla sceneggiatura di Matteo Rovere, Filippo Gravino e Guido Iuculano di cui è interessante andare a ricercare le basi anche per prevedere come proseguirà la storia in futuro.

Come Il primo re, anche qui è impressionante il lavoro di ricerca archeologica e ricostruzione compiuto in produzione, attuo a contestualizzare il più precisamente possibile gli eventi nell’epoca storica in cui sono avvenuti: le atmosfere delle ambientazioni sono state realizzate nei parchi naturali del Lazio per richiamare il più possibile quelle in cui il mito trova la sua stessa origine. Dal film Romulus riprende anche la scelta di far recitare gli attori, quasi tutti giovanissimi e alla loro prima esperienza attoriale, nella lingua protolatina, già ricostruita per il film a partire dalle poche fonti latine a noi rimaste con innesti dall’indoeuropeo.

Romulus: Andrea Arcangeli, Francesco Di Napoli e Marlon Joubert

Un esempio per le produzioni italiane

Romulus fa insomma sue tutte le premesse gettate dal precedente cinematografico e ne estremizza in qualche modo certi aspetti, la violenza e crudezza in primis. L’ispirazione evidente in campo seriale è sicuramente quello di Game of Thrones, la fortunata serie di HBO che ha tenuto incollati allo schermo milioni di spettatori in tutto il mondo e che ha gettato delle vere e proprie basi per il racconto seriale: l’altissimo budget di produzione riservato ad ogni episodio, il lavoro maniacale che vi è dietro, la violenza nuda e cruda che non si risparmia niente e nessuno e la drammaticità intrinseca che può portare al ribaltamento di alcuni punti cardine dello show.

Romulus ci va molto vicina ma manca ancora qualcosa. Quel qualcosa risiede in primis in una narrazione che purtroppo non è esente da un ritmo molto lento che trascina il racconto per troppi episodi, specialmente nella prima parte, andando quasi ad alterare la pur buonissima costruzione caratteriale dei personaggi con una fondamentale mancanza di attrazione. La seconda parte della serie recupera però in fretta trascinando la narrazione in un climax che viene depotenziato improvvisamente nell’ultimo episodio e che lascia un po’ a bocca asciutta.

L’esperimento di Matteo Rovere è comunque sicuramente da ammirare e l’augurio è che la serie possa avere successo anche all’estero ma, soprattutto, che possa essere d’esempio all’Italia in quanto dimostrazione di un nuovo modo di raccontare.

Fonti

Romulus, Sky, 2020

Gaia Galimberti

Laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Milano, è cresciuta fantasticando mondi attraverso i libri e, dopo essersi innamorata del cinema, fatica a trovare il tempo per correre dietro a tutte le sue passioni. Sogno nel cassetto: scrivere un libro.

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