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Dune – Parte Due: l’Evento che tutti stavamo aspettando

Denis Villeneuve

2024

4.5/5

Era il 2021 quando il capolavoro di Denis Villeneuve usciva nelle sale dei cinema mondiali e strabiliava quello che era un pubblico incerto e senza aspettative. Un pubblico che mai avrebbe immaginato di uscire da quella sala, 155 minuti dopo, come se stesse scendendo da un’immensa montagna russa. 

Lo stesso pubblico che, impaziente di provare nuovamente quella stessa adrenalina, nel corso di questi tre anni ha trasformato l’attesa di Dune Parte 2 in un vero e proprio Evento con la E maiuscola, dove nulla è stato lasciato al caso.

Se già si parlava di personalità come Timothée Chalamet, Zendaya, Oscar Isaac, Jason Momoa, Javier Bardem e Stellan Skarsgård, ecco che già dalle numerose premiere scopriamo che le stelle aumentano ulteriormente, includendo Florence Pugh, Austin Butler, Anya Taylor-Joy e Christopher Walken.

Proprio come allora, anzi stavolta ancora di più, rimane essenziale vedere questa pellicola al cinema per vivere appieno la magia sensoriale che solo una sala cinematografica è in grado di trasmettere: i tonanti battiti del richiamo del verme, le spaventose vibrazioni dei macchinari estraenti la Spezia, la delicatezza della sabbia sottostante i movimenti del Passo del deserto, le voci graffianti dei brani di Hans Zimmer davanti all’immensità del verme cavalcato da Paul per la prima volta, sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono a far immergere lo spettatore in quella che a me piace definire l’Esperienza Mastodontica di Dune.

Dune parte Due: il cast

Le due facce della medaglia

Nel primo capitolo cinematografico – che corrisponde solo alla prima parte del primo di sei libri – eravamo stati lentamente presentati all’universo di Dune, con le proprie dinastie, famiglie e intrecci che lo portavano decisamente lontano in spazio e tempo da ciò che è il nostro universo. In questa seconda parte ci viene concesso di andare più in profondità, arrivando a capire un’informazione fondamentale su questa pellicola, ovvero che si tratta di un film non solo fortemente religioso, ma anche politico. Da un lato la trama si concentra sulla venuta del famoso Lisan al-Gaib, ovvero il Messia in grado di condurre la terra di Arrakis e l’intero suo popolo verso il paradiso. Qui viene introdotto il concetto di idolatria, descritto in maniera esplicita da Chani come qualcosa di negativo, che disumanizza i fedeli, rendendoli ciechi davanti alle richieste e alle scelte di chi li guida, spesso spinti da ideali tutt’altro che religiosi. Dall’altro lato, la brama di estrarre più risorse possibili, in questo caso la Spezia, sfruttando la ricchezza di un terreno che non è di proprietà degli sfruttatori, ovvero gli Harkonnen, ma di chi ci vive, ossia dei Fremen, dipinge uno scenario di puro imperialismo, dove prevalgono dominio, violenza e avidità.

Il film, pertanto, si alterna trattando tematiche celesti come la religione, il paradiso e la fede, a questioni strettamente carnali, come la ricchezza e il potere, guadagnati attraverso lo sfruttamento delle risorse di una terra e la sottomissione del popolo che vi abita

Allo stesso modo il tema del contrasto risulta riconoscibile anche a livello estetico. Da un lato vediamo il deserto che, proprio come i suoi abitanti, trasmette calore con le sue dune e tempeste di sabbia, presentandosi inizialmente infido e imprevedibile, ma pronto a diventare un compagno affidabile e leale una volta provata la fiducia dello straniero. Primo fra tutti, come non notare il capovolgimento totale nel loro ruolo dei vermi, che da mostri terrificanti da cui scappare nel primo capitolo, diventano d’ora in poi alleati, al contrario chiamati e utilizzati spesso come mezzo di trasporto per attraversare il deserto. 

Dall’altro lato entriamo in contatto con Gedi Prime, la terra degli Harkonnen, caratterizzata dalla spigolosità quasi littorica delle sue strutture e dalla freddezza che contraddistingue la crudità dei duelli e dei combattenti, come testimoniato dagli inquietanti tratti corporei di Feyd-Rautha: testa perfettamente rasata, pelle bianco gesso, denti e sangue neri.

I simbolismi dietro ai protagonisti

In questo secondo capitolo riusciamo anche a conoscere in maniera più profonda i personaggi, analizzando lo sviluppo e l’evoluzione dei loro desideri ed emozioni. Sicuramente la presenza del mondo femminile diventa predominante, portando alla luce due espressioni di amore estremamente differenti nei confronti del protagonista Paul Atreides. Da un lato Lady Gessica, totalmente accecata dalle regole di quella che si può a tutti gli effetti definire “setta” del Bene Gesserit, è la rappresentazione dell’Amore per il Potere, salita al culmine quando accetta di far bere al figlio la cosiddetta Acqua della Vita pur conoscendone la letalità per gli uomini. Dall’altro lato invece Chani, unica a salvarlo proprio da tale morte certa, grazie al sentimento di Amore vero sviluppato nei suoi confronti, frutto di un rapporto di fiducia, lealtà e affetto reciproci, sviluppatosi lentamente ed espresso nell’ultima frase che Paul le sussurra, “Ricordati che ti amerò per sempre”. Chani, rimarrà l’unica persona a dire a Paul sempre la verità, senza filtri, nel bene e nel male, prendendo il posto dell’unica persona che lo aveva sempre amato in maniera pura e sincera nel primo capitolo, ovvero il padre Leto Atreides.

Dune Parte Due: Timothée Chalamet e Zendaya in una scena del film

E naturalmente come non menzionare l’evoluzione del protagonista? Già dai nomi assegnatigli possiamo comprenderne le varie personalità:

  • Paul Atreides, nome alquanto nobile e altosonante poiché espressione del potere aristocratico dell’unica stirpe che da anni governa il pianeta Caladan, gli Atreides, dinastia fondamentale in quello che dall’autore dei libri viene definito Landsraad, il sistema feudale alla base della struttura dell’impero.
  • Muad’dib, nome combattente di origine Fremen conferito a Paul, in seguito al superamento di tutte le prove, proprio dal Popolo del Deserto, richiamando l’animale del topo che rappresenta la sola figura mitologica capace di sopravvivere autonomamente nel deserto di Arrakis;
  • Lisan al Gaib, ossia “La Voce dal Mondo Esterno”, nome profetico che lo designa come unico conduttore del popolo Fremen verso la riconquista dell’indipendenza e della ricchezza che negli anni sono stati loro sottratti, e quindi come unica via di libertà e salvezza eterna;
  • Kwisatz Haderach, ovvero unico uomo in grado di sopravvivere al potente veleno dell’Acqua della Vita che, secondo le credenze Bene Gesserit, permetterebbe alla mente di chi lo beve di viaggiare nel tempo conoscendo la memoria passata e prevedendo il futuro. 

Nel corso della pellicola, vediamo quindi Paul destreggiarsi tra queste diverse personalità con non poca difficoltà, spesso accantonando i propri valori familiari, simboleggiati per esempio dall’anello col sigillo degli Atreides, ed entrando in contrasto non solo con i propri desideri, ma anche con le emozioni delle persone che più gli stanno vicino. 

Da principe erede, ad agguerrito combattente, da compagno fedele e leale, a predestinato conduttore di popoli: chi sceglierà di essere?

Sfortunatamente non abbiamo una risposta certa, ma ciò di cui siamo sicuri è che siamo già pronti e  ansiosi di risalire sulla giostra.

Dune Parte Due: Timothée Chalamet in una scena del film
Fonti

Dune – Parte Due (Id., 2024), Denis Villeneuve

Valentina Eleuteri

Studentessa di Management of Human Resources, è una ragazza con una forte curiosità e dai mille interessi: appassionata di Fotografia, Storia della Musica e del Cinema, ama viaggiare e imparare nuove lingue, adora stare in mezzo alla natura e agli animali. Crede fortemente nel valore della Parola, da lei definita come "massima e inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore sia di alleviarlo" (cit. Albus Silente).

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