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Cowboy Bebop: successo mancato o solo sfortuna?

Cowboy Bebop: successo mancato o solo sfortuna?

Stagione 1

2021

Disponibile su: Netflix

3.5/5

Lo scorso 19 novembre è approdata su Netflix la serie live-action Cowboy Bebop, dividendo da subito i fan dell’omonimo anime cult del 1998, ma grazie ai teaser e al trailer aveva suscitato non poca curiosità e fatto emergere delle grandi aspettative, considerando anche che non sono mai troppo alte per i prodotti di questo tipo. Purtroppo però non ha attecchito sul vastissimo pubblico della piattaforma e si è deciso di cancellarla, rinunciando a una (apparentemente scontata) seconda stagione, dato soprattutto il finale decisamente inaspettato, di cui non tratteremo in questa sede per evitare spoiler ma che lascia delle domande in sospeso.

In questa sede invece proverò a parlare di cosa è andato bene e cosa meno in Cowboy Bebop e del perché sia stato comunque un esperimento ben riuscito.

Cowboy Bebop: Mustafa Shakir e John Cho in una scena della serie

Un’introduzione per chi non conoscesse la storia: Cowboy Bebop è un anime sci-fi con forti citazioni western e noir. Siamo nel 2071, la popolazione umana ha stabilito colonie su nuovi pianeti, la criminalità organizzata si è espansa e sono stati reintrodotti i cacciatori di taglie: Spike (John Cho) e Jet (Mustafa Shakir) sono fra questi, e tentano, in qualche modo, di sopravvivere alla giornata. Nei loro viaggi da un lato all’altro del sistema solare si uniranno Ein, un corgi particolarmente intelligente, Faye (Daniella Pineda), una scaltra ragazza con numerosi debiti, e infine Ed, un hacker geniale appena adolescente. Questo (in apparenza) mal assortito gruppo di persone diventerà per loro un luogo a cui tornare, fino a quando il passato di Spike non verrà a richiamarlo con la forza.

Nel live-action di Christopher Yost (con consulente lo stesso Shinichirō Watanabe, creatore dell’anime) è presente quasi tutto questo, con alcune ovvie differenze, come la minore presenza di scene noir – sono molte più quelle pulp -, il cambiamento di alcuni eventi del passato e l’aggiunta di personaggi che prima non c’erano. Il tutto, però, senza stonare troppo con le ambientazioni e le dinamiche che si vanno a creare. Si continua a percepire una sensazione di malinconia che, nonostante battute irriverenti, combattimenti adrenalinici e situazioni assurde, ripercorre tutta la storia; anche se sicuramente con più speranza rispetto a quella antecedente, dove nichilismo e senso di smarrimento erano molto più forti. 

Menzione d’onore al cast principale, perfettamente calato nei ruoli di Jet, Faye (anche se ci sarebbe un discorso da fare sul perché sia stato sbagliato modificare il costume, ma diverrebbe troppo lungo e andremmo fuori tema) e Spike, specie quest’ultimo, che ha rimarcato il fare scanzonato e l’indifferenza disarmante tipiche del protagonista animato, e ovviamente alle musiche iconiche create dalla stessa Yoko Kanno, la stessa compositrice dell’opera originale.

Va detto che il reboot verso la fine subisce una grossa svolta dall’anime e, a seconda che piaccia o meno (o quanto sia credibile), apriva a una trama alternativa, che magari poteva acquisire più senso se la serie fosse potuta proseguire. 

Passando alle note dolenti, il villain principale, Vicious, è abbastanza una delusione: privato del suo intimidatorio carisma e della gelida mente da assassino, rimane lo stereotipo con sete di sangue e rabbia isterica, un vero peccato. 

L’altra è purtroppo Ed, anche se (o per fortuna) per pochi secondi, viene infantilizzato, esasperando la sua estraniazione dal mondo, quando in realtà non è solo una personalità eccentrica e brillante, ma anche coraggiosa ed estremamente empatica.

A conclusione, non è chiaramente una trasposizione perfetta (raramente lo sono) ma è comunque una delle meglio riuscite da un prodotto nipponico: regala sana nostalgia e momenti divertenti ai fan e può far incuriosire nuove persone a godersi la serie animata per risalire a bordo del vecchio Bebop.

Fonti

Cowboy Bebop (Id., 2021), Netflix

Tutte le immagini sono di proprietà Netflix

Francesca Sutera

Serpeverde e femminista, cresciuta ad anime e film Disney ha maturato il suo amore per l'animazione, sopratutto per quella giapponese e per quella in stop motion, predilige le opere britanniche, specie se drammatiche o storiche, le favole horror e il black humor. Passa le giornate ad ascoltare musica e sperare in più rappresentazione nei film e cartoni animati.

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