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Raya e l’ultimo drago: la recensione del film

Raya e l'ultimo drago: la recensione del film

Raya e l'ultimo drago: locandina e valutazione

Don Hall, Carlos López Estrada

2021

Disponibile su: Disney+

3.5/5

È finalmente disponibile da alcuni giorni su Disney+ senza alcun costo aggiuntivo Raya e l’ultimo drago, il 59esimo classico Disney che va ulteriormente ad arricchire il catalogo già vasto della piattaforma. Un film coloratissimo che pone le sue radici nella cultura sud-est asiatica costruendo un mondo vasto e ricchissimo di dettagli che lascia tuttavia poco spazio alla piena realizzazione di tematiche che rimangono un po’ in secondo piano, piuttosto sempliciotte.

Il ricco mondo di Kumandra

Con un’introduzione che ricorda molto quella di Avatar: the last airbender, serie animata di successo di Nickelodeon anch’essa basata in buona parte sulla cultura asiatica, il film si apre subito introducendo il mondo di Kumandra: nel regno gli umani vivevano in armonia con i draghi che salvarono la popolazione dal feroce attacco dei Drunn, rimanendo tuttavia pietrificati. Più di cinquecento anni dopo, Kumandra è diviso in cinque regioni costantemente in lotta tra loro per il possesso della Gemma del Drago e Raya, nominata da suo padre Benja sua protettrice, dovrà intraprendere un viaggio attraverso le cinque regioni per riunire i frammenti della Gemma e salvare il mondo insieme all’ultimo drago rimasto, Sisu.

Il mondo di Raya e l’ultimo drago è sicuramente il punto di forza più grande del film: vasto, coloratissimo, ricco di culture che si rifanno a quelle di diverse regioni sud-est asiatiche come Vietnam, Laos, Cambodia, Tailandia, Malesia e Indonesia che si riflettono nell’aspetto dei personaggi, dagli abiti alle armi, nelle ambientazioni e nel cibo costantemente mostrato sullo schermo. La grandezza e magnificenza di questo mondo nato dalla penna dei due sceneggiatori Qui Nguyen e Adele Lim, che un po’ fa rimpiangere l’impossibilità di vedere il film sul grande schermo di una sala cinematografica dove sarebbe stato possibile cogliere al meglio il livello di dettaglio, finisce tuttavia per occupare buona parte del minutaggio della pellicola che, ridotto ai classici 90 minuti dei film d’animazione, procede a gran velocità e risulta fin troppo didascalico (30 minuti in più di film non avrebbero guastato).

Raya e l'ultimo drago: Boun in una scena del film

L’acqua come fonte di vita

Proprio il grandissimo spazio lasciato alla spiegazione del mondo di Kumandra toglie tempo all’approfondimento di tematiche che non si spingono oltre i soliti concetti Disney di amicizia, fiducia e collaborazione, rivolgendosi così ai più piccoli e dimenticandosi per strada quel pubblico adulto che troverà sicuramente maggiore coinvolgimento in film come Soul e Onward. Senza l’aiuto di Pixar, infatti, Disney non sembra riuscire a superare i suoi limiti – e forse non ne ha nemmeno intenzione.

L’acqua rimane l’aspetto centrale del film, vero cuore del regno di Kumandra. I draghi, che riprendono un po’ quella tradizione orientale dei draghi d’acqua, ben lontani dall’immaginario occidentale dei draghi sputafuoco, sono infatti presentati fin dall’inizio del film come fonte di vita e armonia per l’umanità grazie alla loro protezione e al loro dono di acqua e pioggia. Non a caso ad attaccarli sono i Drunn, esseri che trasformano al loro passaggio gli esseri viventi in pietra, togliendo quindi loro l’acqua fonte di vita, tenendosi ben lontani da ogni fonte d’acqua che diventa così protezione per gli umani.

Raya e l’ultimo drago si presenta così come un film perfetto da godersi insieme alla famiglia che entusiasmerà sicuramente i più piccoli, dando un bel messaggio anche per quanto riguarda l’inclusione, ben sottolineata dal doppiaggio originale completamente asiatico (con nomi quali Kelly Marie Tran, Gemma Chan e Awkwafina) ma che, purtroppo, non viene rispecchiata nel doppiaggio italiano.

Fonti

Raya e l’ultimo drago (Raya and the last dragon, 2021), Don Hall, Carlos López Estrada

Gaia Galimberti

Laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Milano, è cresciuta fantasticando mondi attraverso i libri e, dopo essersi innamorata del cinema, fatica a trovare il tempo per correre dietro a tutte le sue passioni. Sogno nel cassetto: scrivere un libro.

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