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Non è colpa della luna – If we were villains

Non è colpa della luna - If we were villains

if we were villains

M. L. Rio

Frassinelli

2018

5/5

Entrano gli attori. Allora eravamo in sette: sette piccole luci con un vasto futuro radioso davanti

Sarò banale, ma quando mi si è posta davanti una tragedia dalle proporzioni emotive degne di un dramma shakespeariano combinato a Dio di illusioni di Donna Tartt è diventato praticamente impossibile per me resistere alla tentazione di divorarla completamente. Ed è esattamente quello che è successo con If we were villains, romanzo del 2017, tradotto e edito in Italia da Frassinelli con il titolo Non è colpa della luna.

Dopo anni passati in carcere per un delitto che potrebbe aver o non aver commesso, Oliver Marks viene rilasciato ed è pronto a raccontare la sua versione della verità. Inizia così il racconto di dieci anni prima, quando Oliver e i suoi compagni frequentavano l’istituto Dellecher, la crème de la crème delle scuole di arte drammatica. Oliver, Richard, James, Alexander, Wren, Filippa e Meredith sono giovani e ambiziosi e passano le loro giornate mettendo in scena, tra una festa e l’altra, le opere di Shakespeare. Quando, però, alcuni ruoli vengono invertiti, gli equilibri si rompono e il primo a perdere il controllo è Richard, follemente geloso di Meredith e le dinamiche tra i giovani vengono ancora più stravolte quando, una mattina, Richard viene trovato morto. Le indagini del detective Colborne porteranno all’arresto di Oliver nonostante lui stesso faccia fatica a convincersi completamente della sua colpevolezza: ecco perché, dieci anni dopo, Oliver sceglierà proprio lui per confidarsi e raccontare la verità senza più alcuna ambiguità.

 «Come potevamo spiegare che stare su un palcoscenico e profferire parole di qualcun altro non era tanto un atto di coraggio quanto un balzo disperato nella direzione della comprensione reciproca?»

È chiara fin da subito la somiglianza, grazie a molti elementi in comune, con il celebre Dio di illusioni della Tartt. Sono anche gli stessi elementi che inquadrano Non è colpa della luna, senza ombra di dubbio, all’interno del genere della dark academia. L’intero romanzo ruota intorno agli aspetti più inquietanti dell’animo umano, con i suoi difetti e i suoi pregi portati all’eccesso ma comunque sempre in completa sintonia con l’ambientazione che rispecchia perfettamente l’atmosfera del genere. Sfogliare una pagina di un libro simile significa discendere sempre di più, un gradino alla volta, in un baratro tanto angosciante quanto affascinante per la sua capacità di esaltare i rapporti tra persone così diverse e così simili allo stesso tempo. La vita di questi sette giovani ragazzi ruota completamente intorno all’arte, ai loro studi e alla recitazione. Sembra quasi che abbiano perso il contatto con la realtà che li circonda, o meglio, che la loro realtà sia diventata proprio la stessa che inscenano sul palco. Il confine tra l’arte e la vita reale diventa sempre più sottile e le maschere indossate cominciano a cucirsi addosso fino a diventare una seconda pelle da cui sembra impossibile staccarsi ed è in questo modo che, spesso, è proprio nelle parole dello stesso Shakespeare che si trova la chiave per decifrare emozioni e reazioni.

La totale immersione della realtà nell’arte è enfatizzata dalla stessa autrice anche nella struttura del romanzo: cinque atti divisi in prologhi, ambientati nel presente e nel momento del confronto tra Oliver e il detective Colborne, e le scene, nucleo delle vicende avvenute dieci anni prima e narrate in prima persona dallo stesso Oliver.

Le scelte fatte da Rio sono totalmente consapevoli. Non a caso, Non è colpa della luna è un romanzo in cui ogni pagina è pregna di passione, complici anche le scelte accademiche dell’autrice che l’hanno portata, per puro amore, allo studio non solo della letteratura ma in particolare a quella del drammaturgo inglese. Questa passione è la stessa che spinge i suoi personaggi a compiere determinate scelte, decisioni su cui siamo portati ad interrogarci per poter comprendere al meglio come sia possibile arrivare a compiere azioni così forti. Le reazioni dei protagonisti sono infatti spesso esagerate, scelta che ha portato molti a criticare il romanzo. Io credo, invece, che sia proprio questo il suo maggior punto di forza: è tutto volutamente forzato, volutamente enfatizzato e in primis proprio il rapporto tra questi ragazzi, un amore talmente empatico e forte che rischia, a volte, di tramutarsi in odio.

La lacerazione interiore espressa attraverso le parole del Bardo si carica di diversi significati ugualmente importanti, dal disvelamento dell’amore alla pesantezza della colpa, ma sempre con una prosa totalmente elegante, arrivando a costruire un’ascesa verso la rivelazione del mistero inaspettata e toccante, capace di smuovere anche gli animi più gelidi. Proprio per questo motivo qualsiasi difetto passa totalmente in secondo piano. Non è colpa della luna è un atto d’amore, amore verso l’arte e ancor di più verso l’abilità di provare emozioni umane e proprio in quest’ottica si afferma come un romanzo da leggere con lo stesso entusiasmo di cui è pregno.

“Gli attori sono per natura instabili: creature alchemiche composte di elementi incendiari, emozione ed ego e invidia. Surriscaldali, rimestali insieme, e a volte otterrai l’oro. Altre un disastro.”

Fonti

Non è colpa della luna, M. L. Rio, 2018, Frassinelli

If we were villains, M. L. Rio, 2017, Titan Books

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

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