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Ava: un esperimento riuscito o fallimentare?

Ava: un esperimento riuscito o fallimentare?

ava

Tate Taylor:

Netflix

2020

2/5

Negli ultimi anni siamo stati spettatori di una sorta di revival dei film action, a partire dalla fortunata saga di John Wick (2014) e fino ad arrivare al cinecomic di fantascienza The Old Guard (2020). In un ambiente sempre più saturo, però, capita di trovare qualche esperimento che purtroppo non funziona a dovere ed è quello che succede con Ava, film diretto da Tate Taylor e distribuito in Italia da Netflix, che vede Jessica Chastain nel ruolo di un personaggio che tenta, debolmente, di inseguire l’ombra caratteriale della Lorraine di Charlize Theron in Atomica Bionda (2017).

Con un passato travagliato alle spalle, Ava è ora una vera e propria macchina da guerra al servizio di una potente Organizzazione. Perfetta sul lavoro, un po’ meno sull’aspetto emotivo: dopo aver iniziato a nutrire alcuni dubbi nei confronti degli incarichi assegnatele, una missione non va come previsto e Ava si ritrova incastrata a metà tra il senso del dovere e il senso di colpa per aver lasciato alle spalle una famiglia per cui non riesce a non nutrire affetto. 

ava 2

Un mix poco riuscito

Le cartucce con cui il film sceglie di giocare le proprie carte non sono da poco, a partire dal cast che prevede nomi di punta. Eppure sembrano non bastare questi elementi per rendere Ava un prodotto funzionante. John Malkovich e Colin Farrell, rispettivamente mentore e antagonista, nonostante il loro indiscusso talento possono fare ben poco ritrovandosi in mano con una sceneggiatura di cui è possibile prevedere quasi ogni mossa. Il film si muove, per questo motivo, su dei binari ben delineati e limitati, nonostante la volontà di congiungere i diversi generi dell’action e del drama. Ava si divide, infatti, tra una vita da serial killer, che la vede protagonista di scene d’azione esageratamente coreografate per l’impianto stilistico che si delinea inizialmente, e scene che segnano il ritorno tipico del figliol prodigo alla vita di famiglia, con i suoi drammi e problemi che, però, vengono buttati in mezzo alla storyline giusto per allungare eccessivamente il brodo e senza un vero e proprio spirito critico.

Jessica Chastain, inutile dirlo, è come previsto l’icona del film e tenta di costruire, con gli strumenti che le vengono concessi, un personaggio memorabile. Il fallimento di questo tentativo, sicuramente, non è dovuto quindi alla sua interpretazione ma quanto, piuttosto, ad una pigrizia presente nella scrittura che non riesce a dare il giusto ed equilibrato spazio ad entrambi gli aspetti che segnano il personaggio di Ava (quello professionale e quello personale) e che finiscono, purtroppo, col contaminarsi a vicenda bruscamente, senza dar troppa importanza alla logica o all’eleganza narrativa.

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Una seconda possibilità: ne vale la pena?

È davvero difficile arrivare a fine film senza aver previsto almeno buona parte degli eventi che si susseguono. Ava tenta in ogni modo possibile di replicare gli insegnamenti degli action movie che tanto sono stati amati negli anni ’80 e ’90 e che negli ultimi hanno trovato nuova linfa ma, per funzionare, dovrebbe quanto meno offrire delle novità che invece non sono pervenute. Purtroppo nemmeno il riciclaggio in questo caso funziona poiché lo spettatore si ritrova a dover rivivere con confusione scene che ormai si conoscono a memoria. 

Quella di Ava è, insomma, una sorte già preannunciata non solo dal primo tentativo di distribuzione del film in America, lo scorso anno, dove fu un totale flop ma anche dalla produzione stessa, inizialmente al centro di alcune controversie che riguardavano il primo regista scelto per la direzione del film, Matthew Newton. La sostituzione con Tate Taylor non ha portato molte migliorie, nonostante la volontà di Netflix di appropriarsene dando una seconda possibilità al film e ridistribuendolo sul suo catalogo proprio a partire da gennaio. Certo è che in un periodo come questo, in cui passiamo in casa più tempo del solito e si cerca disperatamente e costantemente qualcosa da vedere, è facile essere attratti da un film del genere in cui figura un cast degno di menzione. Purtroppo, è altrettanto facile rischiare di dimenticare l’intero film dopo pochi giorni.

Fonti

Ava (2020), dir. Tate Taylor

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

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