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Dune: il colosso che ce l’ha fatta

Dune: il colosso che ce l'ha fatta

Dune: immagine ig e poster

Denis Villeneuve

2021

 

4.5/5

Sono passati circa cinquantasei anni dalla pubblicazione di Dune, il romanzo fantascientifico per eccellenza. È inutile girarci attorno: il ciclo scritto da Frank Herbert è stato per la letteratura di fantascienza ciò che per il fantasy fu, a suo tempo, Il signore degli anelli di Tolkien. Simili sono anche i successivi tentativi, spesso fallimentari, di trasformare i due capolavori in prodotti audiovisivi per il più grande pubblico. 

Il primo tentativo di rendere Dune un successo cinematografico arriva con Jodorowski a metà degli anni ’70: un progetto forse fin troppo audace, che prevedeva anche la presenza di attori come Salvador Dalì e Orson Welles (insomma, non proprio i primi presi dalla strada) ma che non riesce a vedere la luce. Successivamente è il momento di David Lynch che nel 1984 riesce finalmente a produrre un kolossal che vede le sale cinematografiche ispirato alla saga. Questa volta si parla di un tentativo riuscito, certo, ma per la maggior parte della critica questo non è sinonimo di buon film e infatti la pellicola fu un flop inaspettato per un regista del genere. 

Insomma, se Peter Jackson è riuscito a trasformare la trilogia fantasy di Tolkien nel capolavoro cinematografico che oggi tutti (almeno spero) conosciamo, perché nessuno ancora ce l’aveva fatta con Dune? Il punto di svolta arriva tra il 2016 e il 2017, quando Denis Villeneuve, viene annunciato come regista dell’ennesimo tentativo. Reduce dai più recenti Sicario, Arrival e, specialmente, Blade Runner 2049, sono molte le pressioni che il regista deve reggere: il dubbio del pubblico di cinefili che da tempo aspettava una trasposizione degna di essere chiamata tale, infatti, è che sembra impossibile che qualcun altro possa riuscire lì dove anche un regista del calibro di David Lynch ha fallito. Eppure, Dune di Villeneuve, uscito nelle sale cinematografiche solo da poche settimane (e nemmeno, ancora, in tutto il mondo) è già un successo mondiale  e sembra essere sulla bocca di tutti, anche su quella fetta di pubblico a cui non sembrava nemmeno essere indirizzato. Come è possibile?

Dune: Timothée Chalamet e Rebecca Ferguson in una scena del film

Frutto di un lavoro corale, il “nuovo” Dune è solo la prima parte di quella che dovrebbe essere una saga (non ancora confermata dato che, il rinnovo per un secondo capitolo cinematografico arriverà probabilmente solo a dicembre in seguito all’analisi del successo del film nelle sale) e non è, quindi, una storia completa. Questa sembra essere l’argomentazione principale tra coloro che non hanno apprezzato eccessivamente nemmeno l’opera di Villeneuve: il fatto che la storia, però, non sia completa, non significa che il film non lo sia. Come qualsiasi altra saga cinematografica, quella a cui assistiamo con il film di Villeneuve è un’introduzione necessaria per approcciarsi ad un’opera come quella di Herbert. Infatti, non stiamo parlando di un fantasy, e nemmeno di “normale” fantascienza, dove potremmo avere semplicemente una fabula dal classico intreccio. Nel caso più specifico di Dune, è più opportuno parlare di fantapolitica, un particolare sottogenere che spesso risulta ostico anche per i suoi più fedeli lettori, figuriamoci se si tratta di un’opera destinata alla grande massa. In quanto tale, quindi, ha bisogno di prendersi il suo tempo per rendere chiaro cosa, esattamente, stiamo vedendo, in che società ci troviamo e quali sono le dinamiche sociali e culturali che muovono il racconto. Villeneuve fa proprio questo: è riuscito a rendere perfettamente la narrazione di un world-building che descrivere come colossale sarebbe anche poco. E proprio qui sta una delle più grandi differenze con l’opera di Lynch. 

Denis Villeneuve fa ciò che ogni Autore (con la A maiuscola non a caso) dovrebbe fare nel momento in cui si approccia ad un’opera non originale e, soprattutto, non sua: rendere sul grande schermo un’interpretazione del romanzo, ovviamente fedele almeno per quanto riguarda i principi che muovono la narrazione, ma pur sempre un’interpretazione deve rimanere. Dune è il risultato quasi perfetto proprio di questo meticoloso calcolo. Nessun aspetto dell’opera originale viene tradito, viene solo tagliato ciò che non può essere reso nella stessa maniera all’interno di due mezzi di comunicazione totalmente differenti tra loro e, nonostante ciò, non si perde mai quella firma monumentale propria di Villeneuve. Una firma che abbiamo imparato a riconoscere proprio in film come Arrival e anche in Blade Runner 2049, dove le costruzioni minimaliste, essenziali ma letteralmente sempre grandiose, fanno da protagoniste.

Dune: una scena del film

Certo, come abbiamo detto si tratta pur sempre di un lavoro corale (e per questo film nessun altro termine potrebbe essere più azzeccato) e il merito di tale successo non può, sicuramente, andare solo al suo regista. Grande spazio viene dato agli attori composti da un cast sicuramente pensato per far parlare, per diffondersi e diventare virale. Un gesto azzardato? Forse, ma sicuramente anche funzionale dato che ha portato, in pochissimo tempo, alla diffusione del film rendendolo ciò che era destinato a essere: un blockbuster. Un momento di notevole ammirazione merita il trio composto da Oscar Isaac, Rebecca Ferguson e l’indubbio protagonista,  Timothée Chalamet, il volto di Paul Atreides, il predestinato. Eroe della narrazione, la buon riuscita della sua storia viene plasmata già a partire dalla relazione con i suoi genitori (interpretati proprio da Isaac e dalla Ferguson): due rapporti totalmente diversi e di cui si ha già un’idea abbastanza chiara a partire dai primissimi minuti del film grazie alle interpretazioni e alla sceneggiatura che lascia ben poco all’immaginazione, pur senza dissolversi in spiegoni se non quando strettamente necessario. 

Un altro elemento che sicuramente avrebbe reso Dune un film totalmente differente è la maestosa colonna sonora. Chi altri poteva essere chiamato per un lavoro simile se non Hans Zimmer? Per poter partecipare al progetto ha addirittura interrotto la sua lunga collaborazione con Christopher Nolan, ai tempi alle prese con la produzione di Tenet, e ciò che mi sento di dire a riguardo è: meno male. Solo Zimmer avrebbe potuto rendere musicalmente la stessa sensazione che immagino debbano provare personaggi del romanzo e del film in certe situazioni. Colossale quanto le inquadrature e i campi larghissimi del pianeta Arrakis, la colonna sonora composta è essenziale per poter rendere al 100% la visione di Dune un’esperienza sensoriale. Proprio per questo motivo, mi sento obbligata a consigliarvi di provvedere immediatamente, se ancora non l’aveste fatto, a vedere il film in una sala cinematografica (anche meglio se con un impianto sonoro di qualità) perché è proprio quella che trasforma Dune da semplice film a un vero e proprio evento cinematografico come pochi altri nella storia del cinema.

Una nota dolente va riconosciuta: Dune è pur sempre un film tratto da un’opera figlia del suo tempo e ciò è evidente in ogni sua sfumatura, a partire dalla classica storia del predestinato che è tale solo per diritto di nascita, fino ad arrivare alle terre colonizzate e alla sua popolazione indigena destinata a essere salvata da un misterioso eroe venuto da una società ben più “avanzata”. Per questo aspetto, però, la colpa non può ricadere su Villeneuve essendo un tratto inalienabile della narrazione originale. Nonostante ciò, è un film che sicuramente vale la pena vedere, anche solo per essere parte dell’avvento di un blockbuster che è sicuramente totalmente differente dai grandi kolossal, quasi omologati, degli ultimi anni. Se Dune avrà la possibilità di essere consacrato come il nuovo capolavoro delle trasposizioni cinematografiche è ancora da vedere e solo il tempo potrà dirlo perché tutto ancora dipende dalla conferma di un altro capitolo (conferma che, se mancasse di arrivare, renderebbe questo primo e unico film totalmente inutile oltre che monco). Ciò che è certo è che, comunque vada, Dune è già nella storia, nel bene o nel male.

Fonti

Dune (2021), Denis Villeneuve 

Dune (1965), Frank Herbert

Dune (1984), David Lynch

Jodorowsky’s Dune (2013), Frank Pavich.

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

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