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Wonder Woman 1984: l’eroina DC è tornata

Wonder Woman 1984: l'eroina DC è tornata

La recensione del super atteso (anche fin troppo) cinecomic

wonder woman 1984

Patty Jenkins

2020

3/5

Dopo numerosi rinvii dovuti alla pandemia e dopo la prima uscita statunitense lo scorso dicembre, Wonder Woman 1984 è finalmente approdato anche sui nostri televisori. A causa anche del grande ritardo con cui è uscito il film rispetto alla data prevista inizialmente, è stato sicuramente un titolo attesissimo. Il primo Wonder Woman, uscito nel 2017, aveva segnato un passaggio fondamentale per l’universo cinematografico DC, introducendo all’interno della serie di film quel genere di intrattenimento decisamente più tipico della Marvel. 

Diana Prince è tornata e questa volta ci troviamo nel 1984. Ormai totalmente integrata nel mondo umano, cela la sua reale identità portandosi dietro le ferite dell’esperienza vissuta durante la Prima Guerra Mondiale. In questo mondo frenetico, moderno e colorato in pieno stile anni ’80, trova spazio il personaggio di Maxwell Lord (Pedro Pascal), un uomo d’affari e di televisione pronto a tutto per avere “sempre di più”: è proprio questo il motto intorno a cui ruota l’intero film e per il quale l’intero mondo verrà messo in pericolo. Diana sarà costretta a rivestire i panni di Wonder Woman ma non sarà da sola perché al suo fianco tornerà anche il compianto Steve Trevor, interpretato sempre da Chris Pine (non preoccupatevi, non faremo nessuno spoiler su come sia possibile il suo ritorno).

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Patty Jenkins alla regia sembra affidare, almeno all’apparenza, l’impianto stilistico del film alla moda anni ’80 che sembra essere tanto tornata in voga. Questo significa che ci si sarebbe potuto aspettare un film anche fin troppo saturo di colore e riferimenti pop che, da Stranger Things in poi, sembrano essere onnipresenti. Fortunatamente questa particolarità risulta eccessiva soltanto nella prima parte del film, dove, dopo una lunga sequenza ambientata a Themyscira, Diana sventa una tentata rapina in un centro commerciale dove il glam e lo stile camp fanno da padroni. Successivamente, invece, non sembra nemmeno di trovarsi nel mezzo degli anni ’80 se non fosse per un certo richiamo estetico al Superman del 1978.

Wonder Woman 1984 tenta disperatamente di replicare il successo del film del 2017, pellicola che aveva sbalordito proprio per il suo differenziarsi dal resto della combriccola DC: un tentativo forzato che, purtroppo, ha influito negativamente sull’esito finale. Se nel primo film il personaggio di Gal Gadot doveva affrontare una minaccia che metteva in risalto più che altro il suo percorso di introduzione nel mondo umano, spettacolarizzando la forza del personaggio, in questo secondo capitolo è proprio il villain a tenere le redini per tutta la durata del film, addirittura surclassando una sceneggiatura che non riesce a stargli totalmente al passo. La sete di potere, il desiderio di avere sempre di più sono i temi che vengono messi in discussione ma che rimangono, purtroppo, soltanto abbozzati per poter consentire al film di occuparsi di molte, forse fin troppe, questioni.

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Nonostante i disperati tentativi degli attori e interpreti di dare la giusta dignità ai loro personaggi, non tutti sono totalmente riusciti. In particolare, questo destino è toccato al personaggio di Cheetah, villain interpretato da Kristen Wig. Inizialmente introdotto sotto le vesti di Barbara Ann Minerva, collega di Diana, il personaggio viene ben presto silurato e ridotto a mera spalla e sostegno, riducendolo a una macchietta poco approfondita. Quasi lo stesso è toccato anche al ben più interessante Maxwell Lord: mosso da motivazioni che avrebbero potuto tenere in piedi oltre due ore di film, purtroppo la caratterizzazione rimane sempre molto superficiale rendendo non solo il personaggio ma anche lo scontro finale decisamente prevedibili. 

È proprio così che si potrebbe riassumere l’intero film: la strada che viene percorsa dai personaggi pecca di quella profondità e attenzione ai dettagli che avrebbe dato al film una luce del tutto particolare. Wonder Woman 1984 rimane comunque ciò che ci aspettavamo: il classico film da vedere in famiglia, che ti intrattiene giusto il tempo necessario senza distrarti troppo e che ti regala quelle due o tre scene d’azione che, visivamente, piacciono sempre alla maggioranza. Proprio in questo sta anche il suo maggior difetto: non è nulla di più di ciò che si poteva prevedere e, allo stesso tempo, nulla di meno. 

Fonti

Wonder Woman 1984, dir. Patty Jenkins

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

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