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The VVitch: l’horror di cui abbiamo bisogno

The VVitch: l’horror di cui abbiamo bisogno

Robert Eggers

2015

4.5/5

The VVitch: A New-England Folktale (o tradotto semplicemente, The Witch) è un film folk-horror del 2015, diretto e sceneggiato da Robert Eggers (la mente da cui nascerà The Lighthouse) ed è un degno rappresentante -finalmente- della sua categoria, in ogni sua forma, come di pochi se ne possono trovare.

Nonostante la trama nasca da una delle figure più antiche e classiche per mettere paura, la strega appunto, il film si mostra come una vera e propria favola d’orrore, un racconto comparabile a quelli che si narravano ai bambini per spaventarli prima di farli andare a dormire: ed è per questo che nasce il desiderio di ascoltarla, vederla e soprattutto scoprire come andrà a finire (al contrario del banale episodio dove “il male” è chiaro e presente fin da subito e si può intuire dove si voglia andare a parare).

The VVitch: una scena del film

Siamo nel 1630, nel New England: il predicatore William viene cacciato dal villaggio per il suo estremismo religioso, considerato fanatico perfino da loro puritani, e fermo sulle sue convinzioni, lascia il centro abitato per trasferire tutta la sua famiglia, sua moglie e i suoi cinque figli, in una fattoria isolata, vicina solo a una foresta, sicuro del fatto che troveranno di che vivere degnamente lavorando la terra e allevando animali. Ma sarà proprio da lì a poco che le cose volgeranno al peggio, partendo dall’improvvisa scomparsa del neonato Samuel, e di come la colpa ricadrà ingiustamente sulla sorella maggiore Thomasin; una Anya Taylor-Joy splendidamente e magistralmente calata nella parte.

La dedizione e le attenzioni date a questo film lo rendono quel che si dice un gioiellino del cinema indipendente: a partire dal titolo, difatti al posto della “w” è stata messa una doppia “v” come si usava scrivere nel XVII secolo, o il fatto che – a quanto sembra – l’intera pellicola è stata girata solo con luce naturale, mentre le scene al buio sono illuminate soltanto da candele o lanterne, proprio per far immergere lo spettatore nella medesima atmosfera. Le musiche scelte e i silenzi che scandiscono perfettamente le scene fanno sì che per l’intera pellicola si respiri quel senso di inquietudine e ansia, difatti non sono presenti quasi mai scene davvero spaventose, ma il vero terrore sta nel timore e nel non sapere cosa potrà accadere da lì a poco, cosa effettivamente ci sia di vero e cosa sia invece semplice suggestione.

Ed è esattamente questo che vuole fare questo film, non solo tenerti col fiato sospeso per la paura o l’attesa di vedere cosa e come succederà qualcosa di inspiegabile o raccapricciante, ma farti domandare dove sta il male, se esso possa celarsi solo in una fitta foresta o anche nella stessa casa dove vivi. Questo dramma poteva essere evitato, se magari all’incomprensione si fosse risposto con fiducia, invece che con timore e odio?

Quante vite di ragazze come Thomasin, quante figlie, la cui unica maledizione è stata nascere in un tempo tanto sfortunato, hanno dovuto patire e morire, per una sentenza ingiusta data un fantomatico tribunale erso come giustiziere ma la cui unica funzione era placare la paura e l’ignoranza verso cose che non conosceva o non capiva, e che usando il suo dio come scusa, ha mietuto più dolore e morte di quanto in realtà era già esistente e giurava di far smettere.

Fonti

The VVitch (A New-England Folktale),  Robert Eggers

Francesca Sutera

Serpeverde e femminista, cresciuta ad anime e film Disney ha maturato il suo amore per l'animazione, sopratutto per quella giapponese e per quella in stop motion, predilige le opere britanniche, specie se drammatiche o storiche, le favole horror e il black humor. Passa le giornate ad ascoltare musica e sperare in più rappresentazione nei film e cartoni animati.

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