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The Starless Sea – Una dedica all’arte della narrazione

The Starless Sea

Una dedica all'arte della Narrazione

The Starless sea

Erin Morgenstern

Harvill Secker

2019

4/5

Coloro che cercano, troveranno. Le loro porte li stanno aspettando. Così recita la quarta di copertina dell’edizione italiana di The Starless Sea, in uscita in Italia il 16 luglio edito da Fazi Editore e per la collana Lainya. Non avrebbero potuto trovare frase migliore per racchiudere in poche parole l’anima di questo romanzo, il secondo dell’autrice Erin Mongernstern che dimostra ancora una volta di avere un’abilita magica nel portare in vita atmosfere sublimi.

Il protagonista di questa storia, o delle molte storie contenute all’interno del libro, è Zachary Ezra Rawlins, studente universitario specializzato in new media che un giorno trova in biblioteca un libro da cui si sente particolarmente attratto, un libro che contiene storie di pirati, prigionieri, adepti, chiavi, api e porte; un libro che, però, contiene anche un episodio d’infanzia di Zachary stesso, un avvenimento che nessun altro avrebbe dovuto conoscere. Guidato dai tre indizi – un’ape, una chiave, una spada – raffigurati sul libro, Zachary farà la conoscenza dell’affascinante Dorian e della pittrice Mirabel e insieme a loro farà il suo ingresso in una libreria sotterranea nascosta a tutto e a tutti che contiene non solo ogni storia esistente e non, ma che sembra anche essere l’ingresso al Mare Senza Stelle, un luogo dove nulla è impossibile. 

“Everyone wants the stars. Everyone wishes to grasp that which exists out of reach. To hold the extraordinary in their hands and keep the remarkable in their pockets.”

L’intera storia di Zachary, in realtà, è solo un velo di superficie intento a risaltare quelle che sono le vere protagoniste del libro: le storie e l’arte di raccontarle. Tutto, sin dalla prima pagina fino all’ultima, gira proprio intorno al tema della narrazione, portando alla luce riflessioni sulle modalità in cui i racconti ci formano, ci rendono ciò che siamo e ci portano il più possibile vicini al concetto di immortalità, facendoci prendere coscienza del fatto che le scelte quotidiane sono l’arma e le penne con cui creiamo la nostra, personale storia. La Morgenstern ci rende, quindi, chiaro ed esplicito già dall’inizio su cosa dobbiamo porre la nostra attenzione: l’intero romanzo è costernato da elementi che richiamano gli autori che più l’hanno influenzata, passando da Lewis Carrol e il buco del bianconiglio in cui Zachary si ritrova catapultato, arrivando ai nomi dei personaggi stessi come quello di Dorian, presentato come un uomo dall’aspetto meraviglioso ma che sembra essere senza età, proprio come il famoso personaggio di Oscar Wilde da cui prende in prestito il nome. Anche le descrizioni e le parole dei dialoghi sono costruiti su un’estetica che deve la propria fortuna alle fiabe per l’infanzia, come quelle di Neil Gaiman, e che vengono richiamate nelle nuove forme di intrattenimento moderne e contemporanee, come i videogame di cui Zachary stesso si occupa in ambito universitario. In questo modo, Erin Morgenstern ha saputo porre ogni elemento in funzione di una vera e propria lettera d’amore per il suo lavoro, una lettera lunga cinquecento pagine.

“She found she no longer minded that the stories would linger. That some enjoyed them and others did not but that is the nature of a story. Not all stories speak to all listeners, but all listeners can find a story that does, somewhere, sometime. In one form or another.”

È qui che sorgono i problemi: per quanto siano nobili gli intenti, la resa può lasciare con un po’ di amarezza. Il Circo della Notte, primo romanzo dell’autrice, trovava la sue debolezze proprio nella caratterizzazione dei personaggi e nell’avanzare della trama che, però, passavano tranquillamente in secondo piano rispetto all’onirica ambientazione del cirque des reves che, nello stile a tratti pretenzioso e barocco, riusciva a trasportare chiunque all’interno della storia, come se i magici tendoni colorati potessero prendere forma letteralmente intorno a noi, particolarità che ha fatto del romanzo un piccolo capolavoro di espressione stilistica. La stessa cosa accade in The Starless Sea, solo che la linearità della trama a volte sembra essere trascurata un po’ troppo. Le domande con cui iniziamo a leggere sono moltissime e purtroppo rimangono tali anche dopo aver sfogliato l’ultima pagina e non tutti gli elementi del puzzle sembrano trovare il proprio posto nella fitta rete che compone la maestosa biblioteca dove tutto e tutti sembrano dover arrivare, prima o poi, a scontrarsi. La narrazione è ritmata da intermezzi che si staccano dalla storia principale, come le side quest dei videogiochi, per approfondire la maestosità di un luogo che sembra racchiudere le storie di ogni essere vivente e in qualunque forma esse siano e, sebbene si potrebbe essere portati a vederli, almeno inizialmente, come degli indizi sull’avanzare della narrazione, forse sarebbe stato meglio diminuire queste fasi per potersi concentrare maggiormente sulla linearità narrativa.  Il senso stesso delle azioni comincia, ad un certo punto, a perdere qualsiasi logica divenendo un semplice susseguirsi di avvenimenti che, in un primo momento, sembrano legati da una qualche forza nascosta che agisce nel nome del destino ma piano piano rimangono privi di senso, lasciandoti costretto a dover sostituire le risposte tanto agognate con delle interpretazioni personali. 

I difetti, come abbiamo visto, non sono pochi. Nonostante questo, mi sento di affermare con sicurezza che The Starless Sea rimane un libro splendido perché splendida è stata la sua capacità di trasportarmi in luoghi che non sapevo nemmeno di voler visitare e di farmi provare nostalgia per storie che non ho mai hai conosciuto e questo aspetto, nella scala di valori della scrittura che caratterizza la Morgenstern, rimane al primo posto. Mentre i personaggi camminano in questi enormi e sontuosi ambienti che sembrano rubati ad un sogno, le parole lasciano la carta e creano colori e luci davanti a noi ed è così che non è più Zachary ad osservare le grandi stanze della libreria sotterranea o a rabbrividire mentre Dorian gli sussurra all’orecchio la storia d’amore dannata tra Tempo e Fato, ma siamo noi stessi, catapultati e immersi in un mondo che abbiamo finalmente trovato, senza nemmeno sapere di averlo cercato per tutto questo tempo. 

“But this is not where their story ends. 

This is only where it changes.”

Fonti

The Starless Sea, Erin Morgenstern, 2019, Harvill Secker

Il Mare Senza Stelle, Erin Morgenstern, 2020, Fazi Editore

Il Circo Della Notte, Erin Morgenstern, 2012, Rizzoli

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

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