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Old: il thriller poco riuscito di M. Night Shyamalan

Old: il thriller poco riuscito di M. Night Shyamalan

Old: immagine con locandina del film e valutazione espressa in tazzine (tre tazzine su cinque)

M. Night Shyamalan

2021

3/5

La carriera di M. Night Shyamalan è stata piuttosto altalenante: dai film di punta Il sesto senso, Unbreakable e il più recente Split, lo abbiamo visto più volte faticare, tra i veri e propri insuccessi di Lady in the water, After Earth e un L’ultimo dominatore dell’aria senz’anima.

Con Old il regista tenta di ritrovare la sua fortuna nel thriller dopo l’accoglienza tiepida dell’ultimo Glass, più vicino al genere supereroistico che di questi tempi spopola al cinema, ma, purtroppo, ci riesce solo in parte. Tratto dal graphic novel francese Castello di sabbia (Château de sable) di Pierre-Oscar Levy e Frederik Peeters, il film, nonostante gli ottimi presupposti, purtroppo non riesce a reggersi in piedi fino alla fine: è proprio il finale a firmare con una certa delusione una pellicola di per sé abbastanza buona.

Old: Prisca (Vicky Krieps), Maddox (Thomasin McKenzie), Guy (Gael Garcia Bernal) e Trent (Luca Faustino Rodriguez) in una scena del film

La caducità del tempo di Old

Il thriller, di cui purtroppo si sa già ampiamente a causa del trailer fin troppo descrittivo, ci porta in un’isola tropicale dove un resort promette alla famiglia di Guy e Prisca di far passare loro una magnifica vacanza in compagnia dei figli Trent e Maddox prima del loro imminente divorzio. Invitati a visitare una spiaggia isolata dell’isola insieme ad altri clienti del resort, la famiglia scoprirà però presto di essere in trappola, costretti a fare i conti con un’anomalia temporale.

Il tempo è ovviamente la parola chiave del film e Shyamalan non manca di sottolinearlo con riferimenti anche fin troppo evidenti nei primi cinque minuti: “Hai una bellissima voce, non vedo l’ora di sentirla quando sarai più grande”, “Quanti anni bisogna avere per fare immersioni? Non lo so Trent, ma sei troppo piccolo” Guardate come siete grandi ragazzi”

Una volta entrati nella spiaggia è impossibile uscirne e lo spettatore rimane intrappolato in un ottimo crescendo tensivo ed emotivo veicolato attraverso riprese sfuggenti e instabili come i personaggi, costretti in una realtà opprimente. Il tempo che scorre non lascia loro scampo: la vecchiaia incombe, le malattie peggiorano, l’infanzia lascia presto spazio ad un’adolescenza turbolenta in cui la testa di bambini è intrappolata in un corpo loro estraneo.

Il tempo scivola via velocemente e solo i personaggi ne sono aperta espressione: è fortissimo il contrasto con l’ambiente immobile, sempre uguale a se stesso, che li circonda.

Un thriller tendente all’horror

È difficile definire Old un film pienamente horror: le musiche di Trevor Gureckis definiscono un’atmosfera straniante e tensiva che però raramente raggiunge sfumature orrorifiche e rimane invece ben orientata all’interno dei dettami del genere thriller più puro. E la tensione non viene costruita solo attraverso le immagini ma anche attraverso l’emozione dello spettatore, costretto a ragionare insieme ai personaggi sulla labilità della vita che viene spazzata via, ironicamente, da onde che rimescolano la sabbia e non lasciano segno del passaggio degli avventori.

Quei pochi accenni orrorifici sono tuttavia ben riusciti in scene brevi ma raccapriccianti che trovano principalmente sfogo nelle atmosfere notturne.

Old: Sedan (Aaron Pierre), Prisca (Vicky Krieps), Guy (Gael Garcia Bernal) e Chrystal (Abbey Lee) sulla spiaggia in una scena del film

Un finale troppo didascalico

Il vero problema di Old, tuttavia, è tutto nel finale: un vero peccato considerando i precedenti del regista, che di solito riesce sempre a dare una conclusione armoniosa alle sue pellicole. Tutto il mistero venutosi a creare sulla spiaggia viene purtroppo interrotto nel momento in cui Shyamalan decide di fare lui stesso da tramite e accompagnare il pubblico in un vero e proprio behind the scenes per spiegare il significato di tutto quello a cui abbiamo assistito finora. Un finale decisamente troppo didascalico in cui, ancora una volta, sono gli stessi personaggi a sciogliere ogni dubbio e a spiegare allo spettatore ogni dettaglio. Così come eravamo arrivati alla spiaggia veniamo presi per mano e accompagnati dietro le scene verso il personaggio a cui viene affidato il grande spiegone, peraltro totalmente fuori contesto, che non lascia nulla all’immaginazione.

E Shyamalan, purtroppo, non si ferma qui, ma tira per le lunghe aggiungendo più di un epilogo che, insieme, smorzano completamente l’atmosfera e assumono più i toni di una commedia. 

Un finale che toglie sicuramente ogni dubbio ma fallisce nel momento in cui non riesce a mantenere la sua atmosfera magica.

Fonti

Old (Id., 2021), M. Night Shyamalan

Tutte le immagini sono di proprietà di Universal Pictures.

Gaia Galimberti

Laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Milano, è cresciuta fantasticando mondi attraverso i libri e, dopo essersi innamorata del cinema, fatica a trovare il tempo per correre dietro a tutte le sue passioni. Sogno nel cassetto: scrivere un libro.

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