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Ma Rainey’s Black Bottom: l’addio a Chadwick Boseman

Ma Rainey's Black Bottom: l'addio a Chadwick Boseman

George C. Wolfe

2020

Disponibile su: Netflix

3/5

Siamo ormai agli sgoccioli della prossima cerimonia degli Oscar e continua oggi la nostra “rassegna” dei candidati con il film che ha ricevuto ben cinque candidature, tra miglior attore/attrice protagonista a Viola Davis e Chadwick Boseman e le categoria più tecniche di migliori costumi, miglior trucco e miglior scenografia.

Ma Rainey’s Black Bottom è tratto dallo spettacolo teatrale scritto da August Wilson, considerato il più importante drammaturgo afroamericano, autore peraltro anche dello spettacolo da cui nel 2016 venne tratto Fences (Barriere), un altro film con Viola Davis che le valse l’Oscar alla miglior attrice protagonista. Entrambi gli spettacoli fanno parte del ciclo di Pittsburg.

Nel film seguiamo un giorno di registrazione negli studios per Ma Rainey’s (Viola Davis), la regina del blues, e la sua band, in cui spicca il trombettista e giovane talento Leeve (Chadwick Boseman).

Ma Rainey's Black Bottom: Chadwick Boseman in una scena del film

Quest’anno in gara c’è un altro film tratto da uno spettacolo teatrale, Quella notte a Miami…, che abbiamo già recensito qualche settimana fa, che si orienta sempre su tematiche relative alla comunità afroamericana. I due film hanno però notevoli differenze dal punto di vista della forma: si mantiene sempre un po’ anche nell’adattamento cinematografico quell’unità di spazio e di tempo caratteristica degli spettacoli teatrali, tuttavia, in Ma Rainey’s Black Bottom, il regista George C. Wolfe rende il film un po’ più movimentato nello scegliere di seguire i vari personaggi in un continuo cambio di ambienti anche se nello stesso edificio.

Anche le tematiche sono abbastanza diverse: se in Quella notte a Miami… la storia si concentrava sulla lotta afroamericana degli anni ‘60, e sul ruolo di ciascun personaggio al suo interno, in Ma Rainey’s Black Bottom abbiamo la storia della registrazione di una canzone di Ma Rainey’s, quella che ai tempi (1927) era considerata la regina del Blues, che si offre come spunto per trattare del rispetto e della sua mancanza tra bianchi e neri, ma anche dello scontro tra nuova e vecchia guardia identificati nei personaggi di Ma Rainey’s e Leeve.

«A loro non importa nulla di me. Tutto quello che vogliono è la mia voce»

A scandire il film vi sono i frequenti monologhi di cui si fanno protagonisti i diversi personaggi, che spezzano un po’ il ritmo con una telecamera che si fa insistentemente fissa e che rende la regia un po’ troppo claustrofobica. I monologhi sono tuttavia anche il modo in cui gli attori, ma soprattutto Chadwick Boseman, hanno la possibilità di dare il meglio delle loro doti: un po’ piange il cuore a pensare a quanto questo attore avrebbe ancora potuto dare al cinema, oltre alla sua performance più famosa, quella di Black Panther nell’universo Marvel, che tuttavia non gli rendeva completamente giustizia.

Nel monologo di Viola Davis viene invece fuori tutto il significato del film: in un mondo in cui gli afroamericani erano ancora guardati con diffidenza dall’alto in basso, Ma Rainey’s spicca per il modo in cui cerca costantemente di mantenere il controllo sui bianchi che la circondano, e questo solo e purtroppo esclusivamente grazie ai soldi che le girano intorno. Un aspetto che la mette fortemente in contrasto con Leeve, il giovane e talentuoso, ma un po’ sbruffoncello, trombettista che sogna l’indipendenza di Ma Rainey e che, invece, non avendone il potere economico, finisce purtroppo per perdere la sua occasione con una chiusura che sembra mettere una pietra sulla sua potenziale carriera musicale.

Fonti

Ma Rainey’s Black Bottom (Id, 2020), George C. Wolfe

Gaia Galimberti

Laureata in Scienze dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Milano, è cresciuta fantasticando mondi attraverso i libri e, dopo essersi innamorata del cinema, fatica a trovare il tempo per correre dietro a tutte le sue passioni. Sogno nel cassetto: scrivere un libro.

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