Lucifer: la recensione degli ultimi episodi
Lucifer: la recensione degli ultimi episodi
Tom Ellis
2021
Il Diavolo è tornato: Lucifer, fortunata serie televisiva creata da Tom Kapinos e ispirata ai personaggi DC creati da Neil Gaiman in Sandman, è tornata con la seconda parte della quinta stagione. I primi otto episodi erano stati rilasciati da Netflix (che nel 2018, dopo la terza stagione, ha acquisito la serie a seguito della cancellazione da FOX) il 20 agosto 2020 mentre i restanti sono stati distribuiti, a distanza di mesi, lo scorso 28 maggio.
Gli ultimi episodi con cui eravamo stati lasciati si erano conclusi con uno scontro tra fratelli: Lucifer, arrivato a una svolta nella sua relazione con Chloe, insieme ad Amenadiel contro Michael alleato con Maze, alla disperata ricerca di un’anima. Lo scontro viene, però, interrotto da una voca e una luce e la prima parte della stagione si conclude con l’arrivo in scena, per la prima volta, di Dio, che tenta di fermare i propri figli dal litigare.
Problemi in Paradiso
È proprio l’ingresso di Dio che apre la stagione scombussolando gli equilibri che si erano creati fino ad ora fra i vari personaggi. Dennis Haysbert interpreta un Onnipotente che introduce fin dal primo momento i temi cardine che si snoderanno nel corso dei restanti otto episodi: le relazioni, in particolare quelle tra un genitore e i propri figli e già nella maestosa scena della cena di famiglia cominciano a muovere i primi passi verso questa ulteriore scoperta introspettiva dei personaggi.
Purtroppo, però, a volte l’intenzione è migliore della sua realizzazione e questo è, per noi, proprio uno di quei casi. Dio sembra essere stato introdotto, almeno inizialmente, anche per sostituire il personaggio di Michael (interpretato sempre dallo stesso Tom Ellis) che sembrava aver stancato gli spettatori già nei precedenti episodi a causa della sua caratterizzazione troppo macchiettistica. Insomma, l’ingresso di un personaggio così potente da essere stato perennemente nominato per oltre cinque stagioni, avrebbe potuto davvero rimescolare l’atmosfera. L’impressione che ne esce fuori è, invece, quella di un personaggio tirato fuori solo per mancanza di idee, complice anche il fatto che è essenzialmente servito a nulla se non a passare a un livello successivo della trama dopo essere stato silurato anche in maniera piuttosto svelta. Un vero e proprio peccato se consideriamo che la sua dipartita arriva proprio nel momento in cui stava cominciando ad incastrarsi perfettamente in mezzo agli altri personaggi, contribuendo personalmente alla crescita più profonda di ognuno di loro.
Una serie in discesa
I problemi di Lucifer, in particolare di questi ultimi episodi, in realtà vanno ben oltre la dimensione di un solo personaggio. Già con la prima parte della quinta stagione si era generato un malcontento generale dovuto principalmente alla perdita di un’atmosfera ben specifica, basata su un’ironia pungente che ruotava intorno al personaggio di Tom Ellis, che ha sempre contraddistinto la serie televisiva. Immediatamente si nota una sorta di corsa ai ripari che però non funziona così bene come sperato: l’esempio più clamoroso è quello dell’episodio musical. Sicuramente, essendo solo il secondo episodio e quindi posto all’inizio, risulta meno ingombrante rispetto ad altri episodi filler che nelle precedenti stagioni interrompevano totalmente la narrazione rallentandola bruscamente. Se l’obiettivo da raggiungere, però, era il divertimento, il risultato è decisamente eccessivo e il pretesto per creare un episodio simile è talmente campato in aria che l’ironia diventa a tratti ridicola.
Questo aspetto, purtroppo, si ripete per tutti gli episodi a causa di una sceneggiatura forzatamente calcata su sé stessa e la conseguenza inevitabile è quella di creare degli episodi che non offrono realmente nessuna novità per quanto riguarda la crescita dei personaggi ma solo una ripetuta constatazione di quello che già abbiamo visto nelle scorse stagioni.
Una boccata d’aria fresca sembrano essere gli ultimi due episodi, costernati da alcune scene che riescono, finalmente, a smuovere qualcosa dimostrando che forse, allora, il coraggio per spingersi oltre c’è. Il problema, però, è proprio questo: non si tratta mai di interi episodi davvero belli ma solo di singole scene e singoli frammenti sparsi qua e là e di certo non bastano questi a rendere la stagione un prodotto entusiasmante. La speranza si riaccende con il finale e il suo cliffhanger: per la prima volta, i ruoli vengono realmente invertiti e accade ciò che di più assurdo si potrebbe pensare. I dubbi sulla necessità di un’ulteriore sesta e ultima stagione ci sono già da tempo, ma un finale del genere dà sicuramente la possibilità di creare qualcosa di davvero innovativo che potrebbe chiudere dignitosamente (e come meriterebbe) una serie nata per spiccare.
Lucifer, Netflix, 2016 – in corso
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