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Good Omens: perché è la storia che potrebbe fare per voi

Good Omens: perché potrebbe essere la storia che fa per voi

good omens

Douglas Mackinnon

Amazon Prime Video

2019

4.5/5

In principio era...

Anche quest’anno Natale è finalmente, o purtroppo, passato e ci ritroviamo nel mezzo di quel periodo a cavallo di Capodanno che sembra quasi sempre accompagnarsi a una situazione di stallo nell’attesa di ripartire con più energia di prima. Si tratta del mio periodo preferito per dedicarmi alla visione o alla lettura delle mie storie preferite, quelle perfette per ricordarmi il motivo per cui ho scelto in primis di dedicare il mio tempo a parlarne e, credetemi, Good Omens è la storia che più di tutte ci riesce. Sicuramente non rientra tra le novità o le ultime uscite, anzi, ma queste giornate sembrano fatte proprio per lasciarsi incantare da qualche perla che potremmo esserci persi nel tempo.

La genesi di questa miniserie trova origine nel 1990, quando viene pubblicato Buona apocalisse a tutti!, romanzo da cui è tratta e scritto a quattro mani da due pilastri del genere fantasy e sci-fi: Terry Pratchett e Neil Gaiman. Proprio quest’ultimo si dedica alla sceneggiatura dei sei episodi usciti nel 2019 per Prime Video e l’impronta autoriale è evidente nei numerosissimi aspetti rimasti fedeli al romanzo, per quanto possibile ovviamente. Parola d’ordine di Good Omens è comicità e con un umorismo molto particolare riprende, infatti, il tema biblico dell’Apocalisse: il giorno del giudizio è stato deciso e per annunciarlo viene inviato sulla Terra l’Anticristo con il compito di scatenare gli eventi che porteranno alla guerra tra Paradiso e Inferno. Le due fazioni incaricano due rappresentanti per controllare che tutto avvenga secondo i piani, Aziraphale e Crowley, un angelo e un demone. I due, però, dopo millenni di amicizia, decidono di prevenire l’Apocalisse per non dover abbandonare la comoda vita sulla Terra e tentando di influenzare la crescita dell’Anticristo. 

good omens 1

Quando il caos diverte

Gli elementi protagonisti non sono di certo una novità. Tra fine del mondo, angeli, demoni e cavalieri dell’Apocalisse, nell’ambito televisivo ne abbiamo viste di tutti i colori ma il segreto del successo di Good Omens sta nell’originalità del suo tono dissacrante, caratteristica principale già nel romanzo che segue l’esempio di uno dei più grandi maestri della fantascienza comica, Douglas Adams. Tutto ciò è possibile anche grazie all’intreccio narrativo che divide la storia principale in numerose sottotrame ugualmente interessanti e che si ritrovano a confluire, come di consueto, verso un finale esplosivo: si passa continuamente da Crowley e Aziraphale, che tentano nei modi più assurdi di scongiurare la fine del mondo, alla storia di Adam, il giovane figlio di Satana di cui per undici anni si perdono le tracce. A loro si aggiungono le avventure di Newton Pulsifer e Anathema Device, discendente di una strega che aveva profetizzato proprio il giorno del giudizio, e l’arrivo dei cavalieri dell’Apocalisse. Sarebbe stato, quindi, molto facile scadere in una confusione destabilizzante nel corso degli episodi ma in realtà il risultato è la sensazione di star assistendo ad un ordinato puzzle labirintico che, anche nella sua caotica follia, trova piano piano la giusta collocazione per ogni tassello. 

Un duo che funziona

Nemmeno un singolo minuto viene sprecato e tutto ruota in funzione del puro intrattenimento, in primis il rapporto dei due protagonisti. David Tennant e Michael Sheen, i due interpreti, dimostrano enorme abilità nel caratterizzare la chimica che li lega, un’amicizia cresciuta nel corso dei millenni e segnata proprio dal contrasto tra due personalità estremamente forti: da un latro troviamo un demone enormemente nevrotico che tenta in ogni modo di preservare la sua apatia (fallendo miseramente) e dall’altro un angelo a tratti accomodante e che ha fatto dell’eleganza terrena uno stile di vita. L’affinità diventa palpabile in ogni dialogo tra i due, trasformandoli in una vera e propria calamita per il pubblico grazie a un’intesa fatta di sagacità e che quasi li avvicina ad alcune dinamiche degne di una sit-com completamente dedicata a loro due.  

Gran parte dell’attrazione si deve anche alla modernità in cui la storia di Good Omens viene inserita. Senza tradire lo spirito originale pensato insieme allo scomparso co-autore, Neil Gaiman inserisce perfettamente i personaggi in un contesto completamente adeguato a quello degli ultimi anni, in cui la cultura pop è diventata ormai un elemento predominante nel panorama televisivo. Proprio l’insieme di questi riferimenti, da cogliere nella loro totalità anche con l’aiuto di ulteriori visioni oltre alla prima, rendono la visione di Good Omens il perfetto passatempo per quasi ogni occasione. Divertente, mai banale, visivamente originale: possiamo dire che si tratta, senza ombra di dubbio, di una serie-rivelazione, che offre ad un’ambiente ormai saturo di produzioni qualcosa che ancora riesce a non stancare e, soprattutto, a portare un po’ di sana leggerezza in un mix di avventura sui nostri schermi. 

Fonti

Good Omens, dir. Douglas Mackinnon, 2019

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

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