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Echi In Tempesta

Echi In Tempesta

Il capitolo finale de L'Attraversaspecchi

echi in tempesta

Christelle Dabos

Edizioni E/O

2020

3.5/5

Affrontare un finale non è mai facile, specialmente quando si tratta di una saga che, con il tempo, è entrata nel cuore dei suoi lettori e i cui personaggi ci si sono attaccati addosso attraverso le loro parole e le loro azioni. È quello che mi è successo con Echi In Tempesta, quarto e ultimo libro della saga fantasy L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos, uscito in Italia proprio all’inizio di questo luglio per Edizioni E/O.

L’attesa, nonostante non sia stata lunghissima (qualche mese non è nulla se pensiamo che a volte ci tocca aspettare anche anni), è stata comunque tremenda: libro dopo libro, l’autrice francese è riuscita a creare un mondo unico nel suo genere, bizzarro in ogni suo angolo e i cui abitanti ci sono entrati nel cuore nonostante l’inizio leggermente più burrascoso. È, infatti, necessario che sottolinei che mi ci è voluto un po’ di tempo per rimanere totalmente coinvolta dai personaggi che prendono vita nel primo volume, Fidanzati dell’Inverno, libro che a mio avviso rimane il più debole della tetralogia. Il libro, però, acquista più valore quando lo si inserisce all’interno dell’insieme che compone la storia e lo si comincia a vedere come una semplice fase iniziale di un percorso che porta ad una vera e propria crescita non solo dei personaggi ma anche dello stile di scrittura stesso dell’autrice.

È con il secondo volume che si entra nel vivo della costruzione del mondo, si viene in contatto con i temi che caratterizzano la saga e ci si lascia finalmente toccare dalle gesta compiute da Ofelia, la protagonista calamita di guai per eccellenza e che alla fine del terzo libro troviamo essere una persona totalmente differente da quella conosciuta inizialmente.

La Memoria di Babel, come vi abbiamo raccontato nel nostro articolo riassuntivo, ci aveva lasciati con un cliffhanger tale da farci sbattere la testa sul muro alla sola idea di dover aspettare anche un solo secondo per poter continuare: Ofelia e Thorn, ormai riuniti e consci dei sentimenti che entrambi provano l’uno per l’altra, sono vicini a scoprire la reale identità di Dio e la verità dietro alla creazione delle Arche quando la terra comincia, letteralmente, a crollare nel vuoto sulla scia degli echi, un fenomeno che sembra essere collegato alle loro indagini. È proprio da quel momento che Echi In Tempesta riprende la storia. Sia Ofelia che Thorn sono pronti a lottare, finalmente insieme e senza più segreti tra loro, con tutto quello che hanno per capire chi è davvero Dio, il misterioso Altro, e come salvare le Arche da distruzione quasi certa.

È inutile negarlo: le aspettative per Echi In Tempesta erano davvero alte, specialmente dopo la qualità del secondo e del terzo capitolo che si sono dimostrati in grado di aprire nuove porte al genere fantasy, conquistando una fama internazionale da non sottovalutare. Il rischio di fare il passo più lungo della gamba e di rimanere delusi, quindi, c’è sempre stato, specialmente da quando l’autrice stessa ha dichiarato di aver dovuto improvvisare la gestione della trama durante la stesura dell’ultimo libro perché non aveva mai pensato, prima, a come farlo finire esattamente.  Bisogna ammettere che, purtroppo, questa improvvisazione è ben chiara durante la lettura e ha influito molto sulla resa finale. È vero che tutte le domande e i misteri aperti precedentemente trovano una loro risposta in questo passaggio finale, tutto è unito logicamente e svelato, ma è anche altrettanto vero che queste spiegazioni e queste risposte sono date in maniera molto confusionaria. Non è così raro ritrovarsi a dover rileggere alcuni passaggi per poter capire meglio in che modo certe dinamiche funzionino, probabilmente perché Christelle Dabos stessa non sapeva come spiegare a sé stessa al meglio certe soluzioni e purtroppo il risultato è quello di un finale che è tale solo perché ci si doveva arrivare obbligatoriamente.

In funzione di arrivare forzatamente alle risposte finali molto è stato sacrificato, primi fra tutti i numerosi e pittoreschi personaggi secondari che avevano arricchito il mondo della Dabos nei primi libri e che erano diventati uno dei punti più forti dell’intera narrazione. Uno dei punti interrogativi più grossi rimane Vittoria, figlia di Berenilde e dello spirito di famiglia Faruk a cui nel precedente libro era stato dato molto spazio e che avevamo lasciato insieme ad Archibald sulla ritrovata Terra d’Arco. Sembrava che il gruppo lì presente fosse destinato ad avere un ruolo chiave, così come d’altronde il resto degli spiriti di famiglia ma sia le loro azioni che il loro passato, punti fondamentali specialmente ne Gli Scomparsi di Chiardiluna e ne La Memoria di Babel, sono rimasti un po’ sospesi e relegati a mere comparse. Anche gli altri personaggi secondari sono stati sfruttati solo quando il fattore shock lo richiedeva, dando l’impressione che, arrivati a questo punto, l’autrice non sapesse esattamente cosa farsene.

I punti dolenti non sono pochi e sono esaltati dall’abisso che divide quest’ultimo capitolo dai precedenti due, avvicinandolo, probabilmente, di più al primo. Bisogna anche ammettere, però, che questi difetti non sono abbastanza per poter giudicare l’intero libro negativamente, specialmente considerando che è solo l’ultima parte di una storia ben più grande, che va avanti ormai da tempo e che ci ha conquistato per diverse ragioni, ragioni che troviamo presenti anche in Echi In Tempesta. Ciò che ha sempre caratterizzato di più la saga de L’Attraversaspecchi è sicuramente il fascino del mondo descritto dalla Dabos, con i paesaggi delle Arche e dei suoi personaggi sempre bizzarri e stravaganti, e nel quarto libro questo fascino non viene meno, anzi, in alcune parti finali viene anche portato ad essere estremizzato tanto che alcuni passaggi in altre forme di narrazione potrebbero sembrare eccessivi ma che nella scrittura della storia di Ofelia trovano il loro giusto posto e ritmo, creando un contesto coerente che contribuisce a tenerci incollati alle pagine fino all’ultimo.

È proprio dalle descrizioni che prende poi forma la forza maggiore della narrazione, incarnandosi nei due personaggi principali. Sia Ofelia che Thorn diventano l’anima vera e propria non solo del romanzo ma dell’intera saga, con una maturazione del tutto nuova che li vede finalmente disposti a fidarsi totalmente l’una dell’altro senza alcun segreto e simboli di un percorso che li vedeva inizialmente contrapposti e che ora, pur rimanendo due persone molte diverse, li avvicina per la stessa presa di coscienza che entrambi arrivano ad avere di loro stessi. In particolare, Thorn è il protagonista non solo di alcuni dei momenti più teneri tra i due personaggi, ma anche di una manciata di capitoli che affrontano delicatamente l’introspezione più profonda del personaggio: è un vero peccato, però, averne avuti così pochi.

Una piccola considerazione è d’obbligo anche sul finale vero e proprio, inteso come le ultime pagine di chiusura. C’è poco da fare, in questo caso o lo si ama o lo si odia. Quello che è certo è che le emozioni generate nel corso della saga e che ci hanno fatto affezionare così tanto al mondo della Dabos, nonostante gli errori commessi, sono qui più vivi che mai. Echi In Tempesta rimane un libro divertente, commovente, pieno di avventura e di stranezze affascinanti fino all’ultimo e tutto questo arriva ad assumere un ruolo talmente importante nel corso della storia che chiudere un occhio (o anche entrambi) è quasi d’obbligo. Avremmo sicuramente potuto avere di più, ma ciò nonostante mi ritrovo ad essere grata di aver fatto la conoscenza di questi personaggi e di questi mondi che hanno avuto la capacità di farci provare nostalgia e di cui, sicuramente, sentiremo la mancanza a lungo, e anche un po’ di più.

Fonti

Echi In Tempesta, Christelle Dabos, Edizioni E/O, 2020

Valentina Dadda

Studia scienze dei beni culturali ed è innamorata da sempre del cinema e della letteratura, suoi compagni di viaggio da una vita. Affronta le giornate passando da una citazione all'altra e passerebbe ore a parlare di scienza o di femminismo, o di tutte queste cose insieme.

3 thoughts on “Echi In Tempesta

  • Nicole Trevisan

    Ho appena finito di leggere la fine della saga.
    Grazie per questo articolo, mi ha fatto capire che avevo una grande tristezza, non solo per l’ovvia ragione che non avrei più letto parole d’amore tra Ofelia e Thorne (che, centellinate dalla Dabos, per l’ intera saga abbiamo atteso, cercato e desiderato) , ma per la fine riservata agli spiriti di famiglia.
    Mentre per Ofelia e Thorne si può percepire una speranza, dietro dietro, per gli spiriti di famiglia è una fine affrettata e senza giustizia.

    Risposta
  • Una delle saghe più belle degli ultimi anni, anche se, come detto nell’articolo, il fatto che l’autrice abbia improvvisato (e non poco) alcune parti della trama si fa sentire eccome.
    Il finale però rimarrà sempre un grande scoglio, ma in fondo va bene così: ci lascia sognare, anche un po’ di più!
    Bellissimo articolo, complimenti 💙

    Risposta
    • Non vedo l’ora di rileggerla tra qualche anno per potermici catapultare dentro di nuovo! E grazie mille <3

      Risposta

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